Quanto contano le emozioni nel processo di acquisto? Tantissimo.
È il motivo per cui la comunicazione e la vendita di un prodotto ha come prima “discriminante” il valore attribuito dall’utente. Nel rumore online distinguersi dai competitors è molto difficile, motivo per cui si deve far leva dove l’utente è più ben disposto ad ascoltare.
Diventare riconoscibili è la priorità. Lo si può fare anche senza “clamore”, ma lavorando in background e creando dei collegamenti inconsci. In un processo end-to-end ci sono molti fattori fondamentali che giocano a favore nel processo di conversione: la velocità di feedback, il design user-friendly, la costruzione del funnel, l’utilizzo di tecniche di neuromarketing e la capacità di raccontare (e raccontarsi).
Creare la magia
Lo dice Seth Godin, imprenditore e autorità nel campo: “Le persone non comprano prodotti e servizi, ma relazioni, storie e magia”.
Non c’è niente di più lontano dalla magia che vendere un prodotto. Nei libri di economia leggiamo di domanda e richiesta, di valore percepito, di consumatori e produttori.
Chi invece ha a che fare col marketing, per un motivo o per l’altro, sa bene che esporre un cartellino col prezzo non basta più: in un mondo iperconnesso è molto difficile per un’azienda farsi spazio nel brusio di sottofondo per emergere veramente, a meno di non avere gli strumenti e l’infrastruttura giusti.
Per questo serve sempre un po’ di magia.
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“Don’t make me think”
È il titolo di un caposaldo della letteratura sul web design, scritto da Steve Krug nel 2000. Sono passati ormai vent’anni da quando quelle pagine hanno rivoluzionato il modo di pensare il design, ma una cosa è rimasta vera: non ci piace comunque pensare.
Quando si parla di utenti, nonostante alcuni concetti si siano evoluti, il tempo di attenzione non è cambiato e anzi, si è addirittura accorciato: pochi secondi, il tempo di uno swipe, e siamo subito pronti alla storia successiva.
Per non parlare dei diversi formati trasversali al canale! Testuali, stories, banner, thumbs, feed…insomma, ora più che mai inserirsi nella navigazione nella maniera corretta è diventato strategico.
Sono due gli elementi che fanno la differenza nella conversione, clicca per approfondire
Per questo motivo, nemmeno le aziende vorrebbero “pensare”: seguire una comunicazione diversificata, personalizzata e immediata può risultare un costo enorme, contando che le risorse spesso sono risicate e vanno indirizzate verso altri comparti.
È il motivo per cui la strategia end-to-end, pensata per essere fruita anche in outsourcing, funziona così bene. La costruzione del funnel e l’elaborazione di strategie di conversione avviene in collaborazione col brand senza però impiegare la stessa quantità di risorse necessarie a formare personale interno.
I risultati? Si vedono nell’ottimizzazione delle campagne e, ovviamente, nel tasso di conversione.
E il neuromarketing?
Non ha bisogno di presentazioni: da anni il neuromarketing si propone di osservare e comprendere le esperienze degli utenti-consumatori e di mettere perciò in atto dei meccanismi per far arrivare più in fretta i messaggi pubblicitari.
Accanto alle tecnologie specifiche, come l’eye-tracking, vengono osservate le abitudini e i cosiddetti “trigger”. Gli stessi elementi che sono fondamentali, a livello inconscio, nel bilanciare la disponibilità all’acquisto.
Il grande paradosso: bisogna vincere in pochi secondi l’istinto allo swipe e allo stesso tempo far leva su bias, suggestioni e abitudini.
Facciamo un esempio. Associare un colore ad una particolare sfera semantica non è qualcosa che si fa consciamente, ma è il risultato dell’accumularsi di input e informazioni ricevuti nella nostra vita. Per questo motivo, quando si progetta un funnel di conversione, è importante tenere a mente che il rosso non va bene per esempio per una CTA: siamo abituati ad associare un pulsante rosso a qualcosa di pericoloso, ad un allarme o a una cosa che non deve essere toccata.
Non proprio quello che vogliamo per la nostra CTA, esatto?
Il funnel: punto di partenza e di arrivo
Tutte le riflessioni scritte finora ci portano dritto ad una domanda: “Tutto questo come si concretizza?”.
Ci sono molti modi per migliorare la tua comunicazione aziendale, dal punto di vista dei risultati e del budget impiegato.
La costruzione di un funnel ottimale per la conversione non si fa in pochi secondi: tutto deve essere il più possibile data-driven, deve tenere conto della sensibilità del pubblico e avere il giusto focus per parlare alle persone giuste.
L’utente deve essere accompagnato in un viaggio, coinvolto, interessato. Solo una volta che avremo fatto sedimentare l’immagine che vogliamo restituire del nostro brand si può parlare di prodotti, di vendite.
Questo non mette in alcun modo il marketing in primo piano, anzi: da esborso di soldi la vendita diventa un’esperienza da vivere. Che sia emozionante, soddisfacente, rassicurante o anche urgente, quello è tutto nelle tue mani.
Il primo passo puoi farlo osservando come cambia il mondo dell’advertising attorno a te. Per il secondo, puoi rivolgerti a noi per una consulenza gratuita!